27 dicembre 2010

Come fosse il 2022

Da quando è avvenuto il passaggio al digitale terrestre la mia tv trasmette solo effetto neve, il che è perfetto per il periodo natalizio, non vedo l'ora di vedere come cambierà la programmazione con l'arrivo della primavera, magari sbocceranno fiori sullo schermo? Comunque, anche ieri per tutto il giorno io, Ermete e Domenico abbiamo guardato la tempesta nevosa di pixel sullo schermo, mangiando arachidi e bevendo acqua gelata dal rubinetto, corretta con una punta di brillantante. Verso le nove di sera Ermete ha sbadigliato e ha mugugnato qualcosa.
– Che hai detto? – gli ho chiesto, fissando il nevischio.
– Mi sono rotto il cazzo di guardare la tv. Dobbiamo fare qualcosa, tipo liberare la tua amica Cinzia – ha detto.
– Perché?
– Perché questa storia della Cassa Ibernazione non lo so, non mi convince. Io so come si arriva al vecchio ripetitore tv, nella Zona Deumanizzata.
– E se invece ci procurassimo un decoder per la tv?
– Oggi è Santo Stefano, è tutto chiuso.
– Aggià. Ok, allora andiamo a liberare Cinzia Pontesi.
Abbiamo preso la mia macchina e siamo andati nella Zona Deumanizzata, che è l'unica parte della città senza luminarie o alberi di natale o niente. Abbiamo parcheggiato in uno sterrato e poi abbiamo scavalcato un vecchio cancello e proseguito lungo un viale asfaltato semicoperto di licheni, che brillavano illuminati dalle nostre torce.
– Il ripetitore è in fondo a questa strada – ha detto Ermete. Siamo arrivati in fondo alla strada e c'era il ripetitore, e accanto al ripetitore un edificio basso, circondato da un recinto con il filo spinato in alto, e accanto all'ingresso una guardiola.
– Il data center dev'essere lì dentro – ho detto io – come facciamo a entrare? Forse dovremmo dire che siamo tipo degli elettricisti venuti a riparare un guasto.
– Lascia parlare me – ha detto Ermete, raddrizzando la schiena, e ci siamo diretti alla guardiola. Il tizio dentro la guardiola ha aperto la finestrella. Sul vetro della guardiola c'era scritto BUON NATALE con uno spray natalizio.
– E voi chi siete? – ha detto il tizio.
– Salve, volevamo fare un giro al data center – ha detto Ermete.
Il tizio è scoppiato a ridere.
– Che mattacchioni! Ce l'avete il badge, ragazzi?
– Ma certo – ho detto io – ecco qua.
Il tizio ha preso il mio tesserino.
– Ma è la carta fedeltà dell'Esselunga – ha detto, serio.
– Accidenti, ahah. Ho fatto confusione e l'ho lasciato a casa – ho detto.
Il tizio è scoppiato a ridere di nuovo.
– D'accordo d'accordo, fa niente. Basta la parola d'ordine.
Io ho guardato Ermete. Era meglio se restavamo a casa a guardare la neve finta in tv, ho pensato.
– Usucapione – ha detto Ermete al tizio, sillabando ben bene. Il tizio ha aperto il cancelletto e ha fatto segno che potevamo passare.
– Come hai fatto? – ho bisbigliato a Ermete.
– La fortuna del principiante.
Siamo entrati nel cortile interno e poi nell'edificio. Abbiamo percorso un corridoio e poi aperto una porta e ci siamo ritrovati in un'enorme sala punteggiata da monoliti neri, da cui uscivano cavi colorati.
– Fico. E adesso? – ho chiesto a Ermete. Nell'aria c'era un ronzio soporifero.
– Chiediamo a quello – ha detto Ermete, indicando un tizio con un camice bianco che trafficava con i cavi. Siamo andati verso il tizio. Il tizio vedendoci ci ha salutato sbracciandosi.
– Ehilà, ragazzi! Buon Natale! Vi stavo aspettando.
– Eccoci qua – abbiamo detto io ed Ermete, guardandoci.
– Qualcuno di voi sa fare il nodo parlato doppio? Me lo dimentico sempre, ah ah.
– Noi non...
– Non importa, ah ah. Me ne occupo dopo. Ora seguitemi in Sala Ibernazione. Ve l'hanno detto qual è il problema? Abbiamo finito il ghiaccio. Abbiamo già sette squagliati che stanno andando a male, sentite la puzza? L'azienda siberiana a cui abbiamo subappaltato la faccenda non verrà a ritirare i corpi prima della Befana, ah ah!
– Ah ah – abbiamo riso noi.
Il tizio ha aperto un'altra porta che dava in una saletta più piccola. I corpi degli ibernati erano dentro una quarantina di vasche metalliche ermeticamente chiuse e disposte a raggiera. Ogni vasca aveva un oblò dal quale si poteva vedere l'interno. Ho guardato in un oblò e ho riconosciuto Penelope 3, congelato in un'espressione stuporosa.
– Dentro quello lì ci abbiamo messo una decina di confezioni di ghiaccio secco da picnic, ma mi sa che non basta. L'impianto di refrigerazione sta andando a puttane. Quell'altro là in fondo che perde acqua, lo vedete? Ha la guarnizione completamente andata. Un terzo degli ibernati ormai si è quasi scongelato del tutto e ci toccherà buttarli, ah ah – diceva il tizio. – Beh, vedete voi cosa potete fare, se avete bisogno sono di là. Gesuccristo che puzza.
Appena il tizio è uscito, ho cominciato a cercare la vasca con dentro Cinzia Pontesi. Era la 0038 e per fortuna sembrava in buone condizioni.
– Come facciamo a tirarla fuori? – ho chiesto a Ermete.
Sul lato destro c'era un pulsante con su scritto "Sbrinamento".
– Prova con quello – ha detto Ermete.
Ho schiacciato il pulsante. Dentro la vasca si è accesa una lucina e dall'oblò ho visto la testa di Penelope che cominciava a ruotare su se stessa. Dopo 30 secondi la vasca ha fatto plin! e si è aperto lo sportello, diffondendo un odore di pane caldo. Cinzia ha aperto gli occhi e ha sbattuto le palpebre un paio di volte. Indossava una tuta bianca della Clebbino.
– Bandini! Ma sei te! Scusa non ti ho riconosciuto subito, in effetti sei invecchiato ma neanche troppo dopotutto, ti trovo abbastanza in forma, mamma mia. Ma in che anno siamo? 2035? Mi sembra che sia passato così poco, madonna. Uuuuuh. Che male alle ossa. Questa capsula era di uno scomodo. Come vanno le cose qua fuori? Che colore va quest'anno? In che anno siamo, 2041?
– Dopo ti dico, adesso usciamo di qui.
– Ho le gambe tutte addormentate, che effetto! E lui chi è?
Ho presentato Ermete a Cinzia e siccome lei non riusciva a camminare, l'abbiamo fatta sedere su un carrello e ci siamo avviati verso l'uscita.
– Non vedo l'ora di leggere un po' di giornali e di chiamare mia sorella, chissà come se la passa! E tu Bandini che mi racconti, sei sempre fidanzato? In che anno siamo?
Ho detto a Cinzia di stare zitta e di fare finta di essere tipo svenuta, lei mi ha guardato strano, poi ha detto okay e ha chiuso gli occhi.
– Secondo me è il 2029 – ha detto, con gli occhi chiusi.
– Vuoi stare zitta?
Eravamo già nel corridoio che porta all'uscita, quando alle nostre spalle abbiamo sentito la voce del tizio con il camice bianco.
– Ehi voi! Allora tutto risolto in Sala Ibernazione?
– Tutto risolto, capo.
– Ehi, chi state portando in quel carrello? Non avrete mica decongelato un'ibernata? No perché è severamente vietato, ah ah.
– No no, lei è una nostra amica, si era persa, ah ah.
– Come, persa?
– Si era persa nel data center, ah ah.
– Ma come è possibile, su, ah ah.
– Ah ah, già, è pazzesco.
– Come ha fatto a...
– Ah ah ah. Aha ah ah.
– Ah ah, ha, haaa. Boh, andate pure, e Buon Natale.
– Ah! ah! Ah!
Naturalmente, una volta usciti, anche il tizio della guardiola ha voluto dire la sua. La gente non si rilassa neanche il giorno di Santo Stefano, la gente non si rilassa mai.
– E quella chi è? Non è entrata con voi – ha detto, aprendo la finestrella.
– È una delle cassibernate. La stiamo trafugando – ha detto Ermete. Il tizio ha riso e con un gesto della mano ci ha mandati al diavolo.
– Mattacchioni! Andate pure, prima che chiami la polizia – ha detto fingendo di ammiccare. Aveva le lacrime agli occhi, non so se per il freddo o per le risate. Dieci minuti dopo eravamo nella mia macchina e stavamo uscendo dalla Zona Deumanizzata infestata di licheni, verso la parte di città infestata dal Natale. Cinzia era seduta dietro e guardava dal finestrino.
– Tutto bene? – ho chiesto.
– In che anno siamo?
– 2010.
– Che cosa?
– Sta scherzando – ha detto Ermete –, è il 2022.
– Ah ecco! Mi pareva! Sempre spiritoso Bandini eh? In effetti la città sembra sempre la stessa, ma dopotutto a guardarla bene sotto sotto si vede che è cambiata, che è diversa da dodici anni fa. Chissà quante cose sono successe! Vedo che gli alberi di Natale si usano ancora però. Grazie per essermi venuti a prendere. Ce le hai ancora le chiavi di casa mia Bandini?
– Sì, ma stasera è meglio se dormi da me.
Dopo un po' Cinzia si è addormentata. La sua testa penzolante sbatteva contro il finestrino a ogni curva.
– Perché le hai mentito? – ho chiesto a Ermete.
– Eh?
– Perché le hai detto che è il 2022?
– Non volevo tipo traumatizzarla.
– Bella mossa. E quanto credi che ci metterà ad accorgersene?
– Perché dovrebbe accorgersene?
– Perché non è cambiato un cazzo, ecco perché. Perché siamo nel 2010.
– Se è per questo, potrebbe essere benissimo anche il, boh, 1994.
– Ma infatti – ho convenuto io –. E adesso?

5 commenti:

Mr. Tambourine ha detto...

Madonna, mi ha ricordato troppo Stalker, il film di Tarkowski, conosci?

Genio assoluto, comunque!

Bandini ha detto...

Mai visto Stalker, per caso è quel film con due tizi che lottano per diventare qualcuno nella vita, e alla fine metaforicamente ci riescono?

Jo ha detto...

Splendido come sempre Bandini.

cletus ha detto...

più leggo queste storie più mi convinco che è meglio mi dedichi al giardinaggio (magari creativo, questo si).

Bandini lei è bravissimo.

Bandini ha detto...

No Cletus, magari te la cavi anche con le piante, ma anche con la potatura delle parole ce sai fà.