12 ottobre 2013

Il nulla

Siccome non mi hanno ancora consegnato la mia nuova pecora gonfiabile scopabile e di guardare l’effetto neve nella mia vecchia tv analogica non ne posso più e voglio invece vedere quel talkshow di cui mi tanto bene mi ha parlato Creativo n.2, sono andato da Mediaworld per comprare una nuova tv. Ho attraversato il reparto cellulari e smartphone, dov’era pieno di gente che accarezzava gli schermi degli smartphone di ultima generazione, e sono andato al reparto tv, dove c'erano queste tv sottilissime ed enormi dotate della nuova tecnologia 3D. Solo che io non voglio una tv in 3D, voglio che le immagini della tv se ne stiano ben confinate e appiattite entro i confini dello schermo, no che escano fuori. Fuori c'è già la realtà che è in 3D, e io non capisco, dopo tutta questa fatica, dopo generazioni di tecnici che hanno lavorato per inventare la tv che altro non è che un dispositivo per togliere una dimensione alla realtà e imprigionarla in uno schermo, addomesticandola, ecco che se ne esce fuori una nuova generazione di geni che realizza una tv in 3D, vanificando tutto il lavoro fatto finora. Io non voglio una tv in 3D, piuttosto vorrei una tv touchscreen, ecco, questa sì che sarebbe innovazione, futuro e modernità: poter interagire con le immagini toccando lo schermo, poter schiacciare la testa di fazio fabio o toccare il culo di quella soubrette lì di cui non mi ricordo il nome, quella che conduce quel programma esuberante. Allora ho chiesto al commesso se per caso avevano una tv touchscreen e lui mi ha detto di no, mi ha detto però che avevano un sacco di belle tv in 3D, al che io gli ho risposto “Ah sì?” e sono andato via. Sono ripassato nel reparto telefonia dove era tutto un tocca-tocca questo schermino e tocca-tocca quest’altro, e poi mi sono avviato alle casse, sconfitto, e sono uscito dall’uscita di chi non acquista niente, l’uscita dei perdenti, e quando sono passato tra i sensori anti-taccheggio è scattato l’allarme. L’addetto alla sicurezza mi ha subito placcato per le spalle.
– Dev’essere per le chiavi – ho detto subito, e mi sono infilato le mani in tasca per prenderle.
– Che chiavi – ha chiesto l’addetto, tenendomi ben stretto l’omero, come una fidanzata gelosa.
– Le chiavi, ho le chiavi di casa in tasca, dev’essere per quello che è suonato.
– Guardi che questo è un supermercato, non il check-in di un aeroporto. Avanti, vuoti le tasche, mi faccia vedere.
– Ecco, queste sono le chiavi, vede? Che le dicevo? Ho dimenticato di toglierle prima di...
– Non mi interessano le tue chiavi del cazzo! Tu hai preso qualcosa senza pagarla. Le tasche.
– Siamo già passati al tu?
– E tra poco passiamo all’io, se non tiri fuori quello che hai rubato.
– All’io? Quale io?
– L’io puro fichtiano, balordo. E da lì, passare al non-io è un attimo. Ti avverto: studio filosofia all’università serale.
Alla fine mi ha perquisito, senza trovare niente.
– Che le dicevo? Non ho preso nulla.
– Nulla! Dice nulla, lui, come se fosse una cosa qualsiasi. Di che nulla parli, balordo? Logico o ontologico?
Mi sono rimesso le tasche in tasca e me ne sono andato senza rispondergli, mentre l’addetto mi urlava dietro: vi tengo d’occhio, a voi sofisti! Non la farete franca!

Nessun commento: